Il metodismo in Italia


Le prime notizie di una presenza metodista nello Stivale risalgono al 1816, quando a Firenze e a Roma si segnala la presenza di due colportori metodisti – persone che distribuivano clandestinamente traduzioni della Bibbia.

Per una presenza più organizzata del metodismo occorrerà tuttavia attendere la seconda metà del secolo: tra il 1859 e il 1870 compaiono sulla scena italiana due missioni metodiste, una proveniente dal Regno Unito (con la Wesleyan Methodist Missionary Society di Londra), l’altra dalla Chiesa metodista episcopale degli Stati Uniti d’America. 

Sebbene originate da missioni estere, le Chiese metodiste che nacquero dalla loro predicazione si interpretarono subito come una componente attiva e dialogante della società italiana, impegnata a portare la propria testimonianza dentro i nodi sociali, culturali, politici e religiosi del paese e tesa alla collaborazione fra tutte le espressioni del protestantesimo.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale (1946) i due rami del metodismo si uniscono nella Chiesa Evangelica Metodista d’Italia, sotto la giurisdizione della Conferenza metodista britannica, fino all’autonomia del 1962.