I protestanti in Italia


Chiarezza sul termine, prima di tutto. Il verbo protestare – e il suo participio presente, protestante – hanno assunto col tempo un significato esclusivamente oppositivo. Non era così ai tempi di Lutero quando l’espressione era stata usata nella sua accezione antica: attestare, dichiarare pubblicamente. E ciò che veniva dichiarato all’imperatore Carlo V era la ferma volontà di vivere i valori fondamentali della fede seguendo la via indicata dalla Riforma. 

Oggi, a distanza di cinquecento anni, il protestantesimo si presenta a livello mondiale come un mosaico di denominazioni e diversificazioni, tanto che si dovrebbe parlare di protestantesimo al plurale. Unite da un comune orientamento e dal principio della Sola Scrittura, che dalla Bibbia trae l’unica autorità in materia di fede e di vita ecclesiale, con il rifiuto di ogni magistero, troviamo le chiese che affondano le radici nella Riforma storica: valdesi, luterane, riformate, e la comunione anglicana;  poi ci sono i battisti, i metodisti, la Chiesa di Cristo, i mennoniti, i quaccheri, gli avventisti, i pentecostali, le Assemblee dei fratelli, l’Esercito della Salvezza e altro ancora. 

In Italia, il mancato radicamento della Riforma ha reso comune la percezione di un paese unitariamente cattolico. In realtà, nonostante il duro attacco della Controriforma, il rinnovato strumento dell’Inquisizione e l’incombente presenza dello Stato della Chiesa, il variegato mondo protestante fin dal XVI secolo non ha mai smesso di far sentire la sua voce, grazie anche al sostegno degli Stati europei in cui la Riforma si era affermata.

Oggi fanno parte della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI):

Partecipano alla Federazione in qualità di osservatori l’Unione delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno (UICCA) e la Federazione delle chiese pentecostali (FCP).