Cosa succede nel nostro culto


Nel nostro culto non seguiamo libri liturgici o formule predefinite. Tuttavia, vi sono alcuni elementi costitutivi che ritroverete in qualsiasi nostro culto, sebbene espressi con parole, stili, tempi diversi a seconda dell’occasione e della sensibilità e creatività della comunità che celebra.

Eccoli:

Mi sono rallegrato quando m’hanno detto: Andiamo alla casa dell’Eterno (Salmo 122,1).

Il culto è la risposta alla convocazione di Dio. Il suo popolo, appena radunato, non può che invocare a sua volta il Dio che l’ha convocato.

I cieli narrano la gloria di Dio (Salmo 19,2).

Dalla bocca dei bambini e dei lattanti Tu hai tratto lode (Matteo 21,16).

La prima cosa che fa la comunità cristiana riunita alla presenza di Dio è quella di adorarlo, celebrandone le opere e contemplandone la creazione. Con le parole dei Salmi o di altri testi biblici, con la musica, il canto, la preghiera.

Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo (Matteo 11,28).

La confessione del peccato nelle chiese protestanti viene fatta direttamente a Dio all’interno del culto, ed è sia personale (nel silenzio del proprio cuore) che comunitaria (attraverso la preghiera del celebrante). Non si tratta tanto di confessare “i peccati”, cioè una lista di azioni più o meno riprovevoli, ma piuttosto il peccato, inteso come la nostra condizione, la distanza che abbiamo messo tra noi e Dio, tra noi e gli altri, tra noi e noi stessi.

È la Parola biblica a mostrarci questa distanza. Ma è quella stessa Parola ad annunciarci che l’amore di Dio è più grande del nostro peccato, e che egli, davanti al nostro pentimento, ci dona la possibilità di una vita nuova, libera dal peso del peccato.

Ascoltate, e l’anima vostra vivrà (Isaia 55,3).

La fede vien dall’udire (Romani 10,17).

È in qualche modo la parte centrale del culto, sebbene il culto cristiano sia policentrico: tutto è centrale perché al centro di tutto c’è il Signore vivente.

Gli elementi costitutivi di questa parte del culto sono tre: le letture bibliche, la predicazione e – come frutto di questa – la confessione della fede. Anche il battesimo, che è la risposta della fede alla predicazione dell’Evangelo, si inserisce in questa sezione del culto. 

Il testo o i testi biblici che vengono letti vengono in seguito commentati dal predicatore o dalla predicatrice (non necessariamente un pastore o una pastora), in quella che viene chiamata predicazione o sermone. Obiettivo della predicazione è quello di

  • Esporre il messaggio che i testi ascoltati offrono, spiegandone l’epoca di composizione, l’occasione, il contesto;
  • Proclamare il messaggio, in modo che chi ascolta venga edificato, confortato, interpellato, esortato;
  •  Attualizzare il messaggio, chiedendosi in che modo tale insegnamento riguardi i credenti oggi, e in quale modo possa essere messo in pratica nella loro vita.

Cristo ha dato se stesso (Efesini 5,2).

Non soltanto (i credenti) hanno contribuito come noi speravamo, ma prima hanno dato se stessi al Signore (II Cor. 8,5).

Due sono le realtà che riempiono questo tempo: la Cena del Signore e la colletta.

La Cena del Signore ricorda, visualizza e “materializza” quel che la Parola annuncia: il dono di Dio nel suo Figlio, il dono del Figlio nel pane e nel vino. E come quel dono è stato per tutti e tutte, così nella nostra chiesa la celebrazione della Cena del Signore è aperta a chiunque voglia avvicinarsi con cuore sincero.

Il dono di Dio ci rende a nostra volta donatori. Il pane offerto e condiviso genera un movimento di gratitudine che a sua volta sfocia nell’offerta di noi stessi e noi stesse anzitutto, e poi di un po’ dei nostri averi, per contribuire all’opera della Chiesa. La generosità di Dio si riflette nella nostra generosità.

Il culto non è un momento separato dal resto della nostra vita e dalla vita della chiesa. Così, in esso confluiscono e vengono condivise le notizie, le attività, i progetti – e anche le difficoltà! – che la comunità vive, affinché tutto ciò venga offerto, in preghiera, al Signore.

Pregate in ogni tempo, per lo Spirito, con ogni preghiera e supplica (Efesini 6,18).

Se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli (Matteo 18,19).

Intercedere è ricordare il prossimo e il mondo di Dio, a partire dalle “cose di cui hanno bisogno” (cfr. Matteo 6,8); è mettere in preghiera davanti al Signore le ansie e le gioie, le speranze e le preoccupazioni, i progetti e i sogni per noi stessi, per il nostro prossimo, per il mondo in cui viviamo e nel quale siamo chiamati a fare la nostra parte e a portare la nostra testimonianza.

Ciò che tu benedici, o Eterno, è benedetto per sempre (I Cronache 17,27)

… Tu va’ ad annunziare il regno di Dio (Luca 9,60)

La comunità cristiana, santificata nel culto dalla Parola di Dio e dal soffio dello Spirito, può ora ricevere la sua benedizione, rispondendo con l’Amen della fede.

Nel culto la comunità incontra il Risorto nella sua Parola; ed è con la stessa parola biblica che riceviamo la sua benedizione e veniamo inviati e inviate a testimoniare la nostra fede nella vita quotidiana con parole e opere: non si tratta solo, al termine del culto, di “andare in pace” (per quanto importante questo sia) ma anche di andare ad annunziare il regno di Dio.