La croce, le parole e il culto pasquale


In questo lungo tempo di confinamento il prato davanti al tempio si è reso accogliente per ogni proposta compensativa.

È stato così anche nel corso della settimana pre pasquale e ha assecondato un’iniziativa che ha suscitato interesse, curiosità, qualche perplessità: una croce vuota e, ai suoi piedi, una cassetta della posta nella quale potevano essere depositati foglietti con pensieri, preghiere, riflessioni che sarebbero poi stati letti e condivisi durante il culto, diventando preghiera di tutta la comunità.
L’iniziativa del Pastore e della Diacona, condivisa dal Concistoro, intendeva proporre, a chi ne sentiva il bisogno, una modalità aggiuntiva e inconsueta di comunicazione spirituale: offrire la propria fragilità alla grandezza della croce attraverso parole scritte per dire il dolore, ma anche il ringraziamento e la riconoscenza, per chiedere sostegno e aiuto nell’azione e nella compassione.
Parole tenute insieme dalla pazienza e dalla speranza, antidoto alla paura, necessarie soprattutto in questo momento di comune privazione che sa di sconfitta e in cui, sommersi dal peso della vita, nessuno di noi resta intatto.
Nel culto di Pasqua, testimonianza gioiosa della resurrezione di Cristo, quelle parole di preghiera hanno preso voce, alternate nella liturgia, e sono diventate dono nella loro bellezza, semplicità e profondità.
Lo spiraglio che si è aperto con questa iniziativa ha dato frutti e tutti, tutte, siamo chiamati a riflettere e a confrontarci. Troveremo il modo.