L’Ottocento


L’Ottocento: i passi verso la libertà

Nel 1798 il crollo della monarchia sabauda e l’insediamento a Torino del governo provvisorio repubblicano danno inizio al processo di emancipazione dei valdesi che si consolida con l’annessione del Piemonte alla Francia nel 1801, sancita definitivamente nel 1802. Nel 1805 un decreto imperiale ratifica il nuovo ordinamento ecclesiastico valdese, sopprime il sinodo, abolisce Tavola e Moderatore, i pastori sono stipendiati dallo Stato e le chiese, raggruppate in tre concistoriali, sono inglobate nella Chiesa riformata di Francia.

L’arrivo dei francesi è accolto con entusiasmo. Per la prima volta i confini diventano orizzonti e i valdesi conoscono la libertà, l’uguaglianza, la fratellanza, possono esercitare senza limiti i culti, acquistare proprietà al di fuori delle Valli, partecipare alle elezioni amministrative e politiche. E si mettono in moto i meccanismi che regolano la vita sociale; si rafforza l’ascesa della borghesia, non più quella costituita soltanto da pastori e maestri di scuola, bensì una borghesia del denaro, del commercio, delle professioni, che aveva incominciato a svilupparsi tra Torre Pellice e Torino alla fine del Settecento, e anche una borghesia intellettuale che non si vede più preclusa la via degli studi superiori.

Questo tempo di libertà ha però vita breve. Dopo la fine del periodo napoleonico la situazione in Piemonte torna a essere quella precedente al 1798. I valdesi vengono nuovamente isolati nel loro ghetto perdendo ogni diritto civile e politico. Le proprietà acquistate fuori delle Valli possono essere mantenute solo grazie a una sanatoria concessa nel 1816 e le cariche pubbliche devono essere abbandonate.

Ancora una volta l’Europa viene in aiuto dei valdesi. La pressione diplomatica delle potenze protestanti (Prussia ed Inghilterra soprattutto) impedisce che si commettano soprusi troppo gravi nei loro confronti, mentre la presenza in Piemonte di viaggiatori britannici, svizzeri e tedeschi favorisce la ripresa dei contatti con il mondo europeo. Consistenti aiuti economici da Inghilterra, Prussia, Svizzera e Russia consentono di intensificare l’attività organizzativa della Chiesa che si concretizza, tra l’altro, nell’apertura dell’ospedale di Torre Pellice e nella diffusione dell’istruzione (scuolette, Pensionnat, Collegio oggi Liceo valdese): grazie all’aiuto concreto di due grandi benefattori inglesi, il reverendo William Stephen Gilly e il generale Charles Beckwith, le Valli valdesi diventano una piccola isola di contadini-montanari alfabetizzati in un mare di analfabeti.

Dal punto di vita spirituale, nell’epoca post-napoleonica c’è l’impatto del Risveglio che coinvolge le chiese della Riforma nella ricerca di una più sentita interiorizzazione religiosa e di una vitalità più feconda e impegnata.

Intanto tutta l’Europa è attraversata dall’ondata rivoluzionaria, e nella frammentata geografia politica della Penisola gli ideali della rinascita risorgimentale aprono la strada all’unità nazionale che verrà proclamata nel 1861 e completata nel 1870 (presa di Porta Pia, fine dello Stato Pontificio, proclamazione di Roma capitale).

Con le Lettere Patenti firmate da Carlo Alberto il 17 febbraio 1848 e la successiva promulgazione dello Statuto, ai valdesi vengono riconosciuti i diritti civili e politici; nulla cambia, invece, per quanto riguarda la religione: quella cattolica rimane religione di Stato. Per un completo riconoscimento dell’autonomia e dell’indipendenza bisogna attendere il 1984 quando, in applicazione della Costituzione, viene firmata tra il Governo della Repubblica e la Tavola valdese la Legge sulle Intese.

L’Emancipazione suscita una grande spinta all’evangelizzazione che prosegue per tutto il secolo. L’apertura all’Italia richiede un lavoro di prima linea e ci si deve attrezzare con strumenti e un’organizzazione su misura. Saranno gli “operai della parola” (colportori, maestri e maestre, pastori) i protagonisti della diaspora e del consolidamento della presenza evangelica; dalle Valli andranno nelle terre della penisola accolti con pregiudizi e ostilità e si confronteranno con dialetti incomprensibili, riti, tradizioni e miti sconosciuti. Nel 1860, per far fronte alla complessa gestione di questa realtà viene istituito il Comitato di evangelizzazione che rimane in carica fino al 1915.